VISIONI

Oltre a proporsi come realtà al servizio di enti e persone che cercano manodopera creativa per i loro progetti, Stranifiori si pone anche come piccola realtà produttiva per progetti artistici e idee nati dalla collaborazione fra le persone che gravitano intorno ad essa. Parliamo di “visioni” perché spesso, nella nostra esperienza, la creatività si sviluppa proprio a partire da brevi lampi di immaginazione, che cerchiamo di coltivare e adattare alle condizioni esistenti per vedere a quali riflessioni e linguaggi ci possono portare. In questo modo sono nate alcune piccole opere, prevalentemente nei linguaggi del video, della fotografia e della performance.
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DANCESCAPES: PAESAGGI IN MOVIMENTO

Work in Progress per una serie di opere che, nel solco della tradizione artistica, restituiscano l’esperienza contemplativa e descrittiva del paesaggio attraverso la danza e il video.

La danza è un linguaggio in grado di porre accento sulla connessione fra il mondo interiore, il corpo e l’ambiente circostante, il quale viene esplorato attraverso il movimento. Si può dire l’arte della presenza umana nello spazio e nel tempo.

Il video è a sua volta una forma di presenza nel tempo e nello spazio, anch’essa fortemente legata al movimento nelle dinamiche di relazione fra punti di vista e soggetti.

In Dancescape si parte dalla ricerca sul movimento in relazione con i luoghi e si affida al danzantore il compito di filmare, grazie all’applicazione sul corpo di piccole action-cam. Così, dal confine fra corpo e paesaggio, si registra senza fare né dell’uno né dell’altro il protagonista dell’azione, ma ponendo al centro – concettualmente e visivamente – l’esperienza di co-creazione fra danza e ambiente.

Il risultato è un’opera audiovisiva, proposta in video-installazione, che riproduce dal punto di vista del vissuto corporeo (e quindi emotivo) spazi, tempi, materie, texture, ritmi e sonorità, come traccia di qui e ora vissuti.

L’intenzione è da un lato di indagare il paesaggio con un lavoro coreografico che assuma il danzatore come soggetto attivo nella creazione, nel rispetto dell’accadere e senza insistenza nella ricerca di forme predefinite proprio per accogliere il divenire della relazione con gli spazi esplorati. Dall’altro di far sì che questo accadere divenga fonte di risonanza empatica da parte del pubblico, chiamato non ad assistere a un’esibizione, bensì a immedesimarsi a un livello sensibile con l’esperienza riportata.

Le Dancescape Escape sono dei ritiri di uno o più giorni in luoghi scelti per le loro suggestioni paesaggistiche, durante i quali realizzare un’opera dedicata a questa esperienza.

Di Elena Maria Olivero, in collaborazione con Fabio Battistetti / ENIAC.

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COSA STUPENDA

Possiamo perdere qualcosa durante il nostro processo di apprendimento? E’ possibile ritrovare informazioni importanti sull’arte indebolendo la padronanza dei linguaggi che la costituiscono? Questo studio cerca di risalire al principio, alla scintilla iniziale dell’urgenza del creare, prima ancora di conoscerne gli strumenti. La spontaneità dell’infanzia e del gioco diventano guide in un cammino a ritroso, in cui i codici restano riferimenti superficiali per fare spazio a un’istintività e a un’incertezza che rivelano espressività inattese e irripetibili.

Progetto di Elena Maria Olivero nato nel corso della residenza PerCorpi Visionari nell’agosto 2014. Con Elena Maria Olivero e Arianna Pastorelli.

Grazie a Mariachiara Raviola, Filippo Armati, Marco Berrettini, Cuqui Jerez, Jan Ritsema – Fabio Battistetti, Elena Brignolo, Bicego Sabrina, Renato Chiocca, Renzo Cavatton, Manuel Giordano, Francesca Guerra, Immagina Leinì, Massimo Pastorelli, Francesca Togni – Alessia Della Casa, Giulia Lazzarino, Manuela Macco, Rocco Schira, Tommaso Serratore, Francesca Sproccati.

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IL CAVALLO MAGRITTE

Se la danza è corpo in relazione a spazio e tempo, grazie all’incontro con gli strumenti delle arti visuali è possibile orchestrare ulteriormente questi elementi in un gioco di frammentazione e dialogo fra percettibile e impercettibile. Prendendo spunto dal dipinto “La firma in bianco” di Magritte, ci si interroga sulle possibilità della visione. Alla ricerca del cavallo fuggito dal quadro.

Di Elena Maria Olivero, in collaborazione con Fabio Battistetti / ENIAC e Manuel Giordano.

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ONE MINUTE OF LOVE

Video vincitore della menzione Cinedans come Best Concept al contest La danza in un minuto (Torino 2012), con la seguente motivazione:

ONE MINUTE OF LOVE spiazza con il suo concept irriverente e coraggioso: il corpo è qui scisso, maltrattato, ambiguo. Offre un invito mercenario a prezzo stracciato per lo spettatore-voyeur, dietro alla diffidenza bassa dell’identità virtuale che non osa mostrareil proprio volto. Nel mondo della rete ci si cela per ragioni di privacy o per vigliaccheria? Chi ha il coraggio di metterci la faccia? Questa è una videodanza che smuove domande complesse sul rapporto tra corpo e tecnologie di comunicazione. La camera si fa webcam di un computer qualsiasi e incornicia il corpo pop-virtuale contemporaneo, commentando con sarcasmo astuto fantasie nascoste, ma tutt’altro che irreali…

Partecipante al Tiny Dance Film Festival di San Francisco.

Di Elena Maria Olivero.

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FERMATA PARADISO

Fermata Paradiso nasce dall’incontro tra Elena (videomaker) e Andrea (performer).

Il movimento prende spunto da Occhi, lavoro di Andrea, portato come work in progress in contesti di danza urbana. È un gioco sulla comunicazione.

Andrea contatta Elena e Occhi si arricchisce del visionario di Elena.

Lei ha suggerito l’idea di inserirlo in metrò’, una location in movimento che percorre un segmento di spazio e di tempo e all’interno della quale accade qualcosa: la danza, influenzata dal movimento dello spazio stesso.

E all’interno di questo microcosmo scorre anche la vita degli uomini, che condividono la strada con qualcun altro per qualche istante. Il movimento in questo contesto diventa un urlo, un grido tra sordi, persone vicine ma sole… alla ricerca di una vicinanza..di una fermata: Paradiso.

Video vincitore del Terzo Premio della Giuria al concorso La danza in un minuto (Torino, 2011).

Di Elena Maria Olivero e Andrea Gallo Rosso.